“Qualcuno volò sul nido del cuculo” era il titolo di un affascinante romanzo degli anni ‘60 che rivoluzionò l’approccio culturale, prima ancora che medico e politico, alla gestione della sanità mentale delle persone. Nel romanzo, il nido era il manicomio, le uova erano i pazienti e il cuculo la società che li collocava li per non occuparsene. Oggi potremmo riproporre la stessa metafora, con rispettivamente in sequenza il sistema euro, l’Italia e le élite finanziarie globali che di fatto si sono sostituite agli Stati in quello che è il principale compito della politica: la redistribuzione della ricchezza.
Il pipistrello, come il cuculo, sappiamo che non costruisce nidi, ma per una strana analogia, recentemente qualcuno è andato a disturbare la sua esistenza, violando il suo equilibrio, occupando i suoi spazi e interferendo con la sua natura, confondendola con la propria. Vittima dei propri appetiti più infimi e scellerati, l’uomo ormai da secoli invade il creato e pensa di poterne fare ciò che vuole, come e quando vuole.
Se riavvolgiamo il nastro del tempo, le malattie hanno accelerato cambiamenti epocali anche più delle guerre. Pensiamo alla “Peste Antonina” che segnò la fine politica e militare dell’Impero Romano, o alla “Peste Nera” che uccise decine di milioni di persone in 6 anni a partire dalla metà del XIV secolo, aprendo all’evoluzione e all’involuzione economica dell’Europa Occidentale e Orientale attraverso la nascita della meccanizzazione in agricoltura, seguita poi dall’invenzione della stampa e dalle conquiste delle “Americhe”, o la “Spagnola” del primo dopoguerra che comportò un vero e proprio terremoto demografico, con un crollo del Pil del 7.5% e la nascita di quella Repubblica di Weimar alla quale si oppose il nazismo che a sua volta scatenò la seconda guerra mondiale con tutto ciò che poi ne conseguì in termini di cambiamenti militari, economici e sociali.
Rivolta dei contadini, 1381. Miniatura di Jean de Warvin
Ora, fin dalla sua nascita, il sistema capitalistico basato sullo sfruttamento del pianeta al servizio dell’uomo e sullo sfruttamento dell’uomo al servizio di altri uomini, ha anche regalato a gran parte dell’umanità quel “benessere” e quella “democrazia” simboli del cosiddetto “progresso” che contraddistingue i paesi “avanzati”.
I cicli capitalistici furono ben descritti dall’economista russo Nikolai Kondratiev nella famosa “teoria delle onde”. Come ho avuto modo di analizzare nel mio ultimo saggio, negli ultimi due cicli sono accaduti alcuni eventi storici e interventi pubblici che hanno facilitato alle élite finanziarie globali l'arricchimento anche e soprattutto in periodi di stagnazione economica: la fine del Gold-Standard che annullava gli accordi di Bretton Woods, il divorzio Bankitalia-Tesoro, il crollo del muro di Berlino, l’abolizione del Glass-Steagall Act, il sistema dell’euro e le successive politiche di austerity, la globalizzazione della finanza mondiale, tutte operazioni queste che hanno finito per smontare la teoria del trickle-down.
I cicli economici si contraggono e si espandono in seguito a crisi e ripartenze. L’ultimo di questi cicli al quale ci approcciamo oggi è quello legato tra l'altro alla tecnologia per l’energia verde, l’innovazione medica, l’internet delle cose.
I cicli di Kondratiev (fonte Datastream)
A suonare la sveglia per gli spietati approfittatori cui la storia non insegna mai nulla, arriva storicamente una fase discendente del ciclo in cui spesso si scatena una guerra, una bolla finanziaria o accade una pandemia, eventi che costringono la politica a fare quello che sa di dover fare ma in tempi di "calma piatta" non si decide mai a fare. Oggi siamo di fronte a un cambamento epocale in cui “grazie” alle forzature che ci impone questo virus, dobbiamo assumerci la responsabilità di operare quelle scelte necessarie a garantire equità sociale, a riequilibrare il nostro rapporto con la natura, a produrre una sanità efficace.
Purtroppo oggi l’Italia è in gabbia: dopo decenni di distruzione delle politiche energetiche e industriali (pensiamo all’omicidio Mattei e alle privatizzazione dell’Iri), della competitività tecnologica (pensiamo allo smantellamento della Olivetti), dell’autonomia militare e infine della sovranità monetaria, economica e fiscale. Per potersi svincolare dall’euronazismo, l’Italia dovrebbe invocare un nuovo Piano Marshall ed ecco che entra in gioco la Cina con la nuova “Via della Seta”. Anche gli Usa hanno voluto l’euro, magari per meglio "controllare" la "bizzarra" Europa, ma di fronte a una prospettiva del genere, sono stati costretti a mettersi in moto a loro modo, anche nella gestione di questa pandemia.
In casa nostra bisognerebbe prendere atto definitivamente che i trattati europei non hanno niente a che fare con il sogno dell'Europa unita e solidale, prova ne è l’ostinazione disumana con cui ancora adesso, nonostante i morti e le prospettive molto più catastrofiche di quanto non si dica, Olanda e Germania in particolare continuano imperterrite ad agire contro ogni logica umana prima ancora che economica e politica.
Fatto questo, l’Italia deve subito pretendere più concreta solidarietà con una rinegoziazione dei trattati, ponendo sul tavolo l’Italexit: una nazione che ha 800 mld di Pil non può avere la forza di affrontare da sola e con i vincoli attuali un piano da 500 mld, altrimenti sarà default, o meglio...è già default se proviamo una volta per tutte ad aprire gli occhi. Non è un caso che gli Usa stiano affrontando meglio di noi questa sfida grazie alla Fed ed è nei diritti costituzionali di ogni popolo poterlo fare.
Oggi però l’Italia è in mano alla gerarchie europee che riferiscono alle élite finanziarie globali e si servono dei vassalli locali in tutti i settori, politici e burocratici, per conservare il loro potere. C’era una volta un sogno per smantellare questo sistema, ma purtroppo non è riuscito ad incidere come si sperava e al momento non lascia alternative: questo è il vero dramma che viviamo.
D’altra parte questa è una irripetibile occasione per cambiare una volta per tutte la cultura della gestione della cosa pubblica interna da cui per forza di cose deriva quella privata: l’Italia deve dimostrare di meritare questa evoluzione, i vecchi mantra della sburocratizzazione e meritocratizzazione della PA vanno tradotti in provvedimenti rapidi ed efficienti sin da subito, non c’è più tempo! Abbiamo davanti la robotizzazione dell’industria, la telematizzazione della scuola e della salute, l’informatizzazione della giustizia, la sostenibilizzazione dell’energia ed è impossibile affrontare tutto questo con l’approccio istituzionale attuale.
Riflessioni. L'Amore di Dio per la Vita (Umberto Gamba, pittore)
Ma questa esperienza non porta solo cambiamenti economici e politici, ne porta anche e soprattutto di personali e relazionali, a partire dal modo in cui ci approcciamo a rapportarci con noi stessi e con gli altri, perché niente sarà più come prima. Questa è un’esperienza che non finisce qui e non è escluso che si ripeterà negli anni anche sotto forme diverse e più impattanti, con l’occasione di ricondurci a una riflessione importante sul significato più profondo del nostro passaggio in questa vita. Intanto, questo passaggio che stiamo vivendo, prendiamolo come una palestra in cui possiamo allenare il meglio di noi stessi: la nostra pazienza, solidarietà, consapevolezza collettiva, con il recupero di tutte quelle qualità umane che sole possono permetterci di costruire tutti insieme un futuro migliore, perché solo così, come una nuova umanità, avremo dimostrato di aver imparato una lezione che meritavamo, la lezione che solo dalle grandi crisi nascono grandi opportunità.