Riscoprirsi se stesse nell'impegno civico di ogni giorno
La “festa della donna” è una piacevole ricorrenza che può servire a vivere una giornata in particolare libertà o a condividere gesti di romantica galanteria, ma anche a riflettere su questioni importanti della nostra società.
A cominciare dal linguaggio, con i suoi retaggi culturali e i suoi diversi usi e consumi, è fondamentale per gestire qualsiasi rapporto, specie quello tra uomini e donne, due mondi che a volte fanno solo finta di incontrarsi davvero. E’ un dato di fatto e non è un caso, ad esempio, che nei paesi anglosassoni, dove la grammatica non ha femminile né maschile, la donna si afferma meglio socialmente.
Da noi, l’annessione del sud al nord avvenuta con l’invasione anglo-piemontese, le due guerre mondiali e le successive crisi economiche, hanno di fatto spogliato il sud dei custodi del “poco e dell’antico” come ha scritto Aprile, di fatto creando caos e squilibrio nella società meridionale.
Così la donna, per uscire dal ruolo di “angelo del focolare” nel quale era stata relegata, si è dovuta reinventare socialmente, con enormi fatiche e in questo non è stata sufficientemente aiutata dall’uomo. Questo sforzo immane ha finito per costringerla a tentare di occupare spazi solitamente maschili, non lasciandosi sufficienti energie e opportunità per valorizzarsi nelle qualità uniche e affascinanti che per natura la contraddistinguono.
In politica, ad esempio, le donne non dovrebbero essere “quote rosa”, ma semplicemente elementi attivi di un processo naturale e sano che dall’individuo porta alla famiglia, dalla famiglia all’associazionismo e dall’associazionismo al ruolo attivo nella cosa pubblica.
Nella chiesa poi, sarebbe ora di uscire dal medioevo cominciando con l’apertura delle donne a qualsiasi ruolo e gerarchia, fino ad arrivare all’elezione della prima papessa nella storia!
Non a caso, con la votazione di Milena Gabanelli a candidata Presidente della Repubblica per il M5S, nel 2013 volemmo lanciare un segnale.
Il diritto e il dovere di essere donna, in ogni senso, oggi, è una questione importante dalla quale non si può prescindere se si vuole il vero cambiamento necessario.
E non parlo di donne che si ostinano a imitare gli uomini, ma di donne che con tutta la loro tenerezza, creatività, passione e caparbietà, intendono invertire il declino morale e sociale del nostro tempo, semplicemente essendo se stesse.
Sono d’accordo con Carmen Consoli quando dice che “il femminismo è il peggior maschilismo”, ma cominciamo noi uomini a dimostrare che non c’è bisogno di femminismo perché non esista il maschilismo.
Non sarà magari che le cose nella nostra società, a cominciare dalla gestione della cosa pubblica, vanno male proprio perché le donne sono troppo poche?
Fare politica va ben oltre la candidatura in questo o quel partito, questa o quella lista elettorale e riguarda il comportamento e il pensiero di tutti noi, quotidianamente.
Si può fare politica vivendo con estrema riservatezza la propria vita, facendo associazionismo, insegnando a scuola, lavorando in un’impresa o in un luogo pubblico in generale, partecipando a un evento, parlando in piazza o in casa con amici.
Solitamente si dice che la politica è sporca e non si ha tutti i torti nel pensarlo. Posto però che se la politica è sporca è perché le persone che la fanno sono tali, chi resta fuori dalle competizione elettorali (mai potrebbe dalla politica), per scelta o per non curanza, contribuisce indirettamente a lasciare le cose come stanno.
Cito la questione delle candidature in politica perché la ritengo una sintesi importante di come la donna interagisca con la comunità. Ma cosa significa oggi fare politica attiva?
Corsano, come molti altri Comuni in Italia, non ha mai avuto un sindaco donna ed ha avuto solo una candidata sindaco donna in tutta la sua storia amministrativa!
Indubbiamente è un segno molto negativo di come la donna interpreti ed esprima il suo ruolo nella comunità ed è una questione su cui gli uomini quanto le donne si devono interrogare.
In una nazione dove le donne entrano a fare politica attiva grazie alle “quote rosa”, il M5S ha da sempre anticipato le regole e aperto le porte alle donne in tutti i livelli istituzionali.
E’ cosa nota che nel 2014 ci battemmo affinché Corsano esprimesse un sindaco donna e che quella candidata fosse proposta dal Movimento 5 Stelle. Purtroppo l’operazione all’epoca non fu possibile e ad oggi la situazione non sembra migliorata. Il problema però non riguarda solo Corsano, ma è un problema italiano, globale. E’ un dato di fatto che le cosiddette “democrazie occidentali”, per non parlare dei regimi e delle dittature nel resto del mondo, hanno difficoltà ad esprimere personalità femminili di rilievo e dove ce la fanno non ne garantiscono la costanza necessaria.
Parlando con le donne del paese, a partire da quelle sanamente impegnate in famiglia come anche nel lavoro, ci si sente spesso rispondere “non ho tempo”, “non voglio mettermi in mostra”, “non credo di essere all’altezza”, "non mi va di essere usata". Questo anche quando viene prospettata con la massima umiltà e apertura un ruolo di primo piano e senza compromessi di sorta.
Poi ti guardi attorno e ti accorgi che sono poche le associazioni presiedute da donne e che a volte le donne vengono chiamate in causa a fare solo da prestanome, quindi tutti i torni non li ha chi si rifiuta, ma è sempre e solo colpa degli altri?
Questo ruolo marginale nella politica non è un problema che riguarda solo la categoria, ma nasconde in realtà tanti altri problemi e deve far riflettere sul ruolo che la donna oggi ricopre e dovrebbe ricoprire a livello familiare, sociale, economico, specie nella terra del rimorso.
Finisce spesso cosi che la donna sia chiamata dagli uomini a fare da “riempilista”, o che sia lei stessa ad autorelegarsi in questo ruolo perché indisponibile a osare oltre. Se non ci fossero le quota rosa si rischierebbe addirittura di non avere proprio donne in lista, come in passato è più volte accaduto. Personalmente sono contro le quote rosa nel senso che preferirei che le donne fossero protagoniste attive della politica e si prendessero ciò che spetta loro di diritto. basta con la politica creata da e per l’uomo a propria immagine e somiglianza!
Siamo stanchi di una società afflitta da maschilismo e femminismo. In realtà, in una società sana ed equilibrata, le “quote rosa”, così come la “festa della donna” non avrebbero senso e se esistono è perché evidentemente viviamo in una società malata sotto molti aspetti.
Il mio augurio di oggi è quindi che le quote rosa e la festa della donna non siano più necessarie affinché la donna sia parte pienamente protagonista della politica (come di qualsiasi ruolo sociale in generale) e questo articolo è semplicemente un invito a intraprendere l’unica strada possibile in questa direzione: l’impegno civico delle donne nel loro ruolo di fondamentale per la crescita umana e culturale delle nostre comunità.